Se amate il piacere della scoperta, tra Livorno e Collesalvetti, c’è un tesoro che vi catturerà fino allo stupore: l’Acquedotto Leopoldino. Un’affascinante struttura monumentale tardo settecentesca di oltre 18 km, in parte inserita nell’ambiente urbano e in parte perfettamente fusa con la natura dei Monti Livornesi, che risveglierà la vostra anima da esploratori.
Conosciuto anche come Acquedotto del Poccianti o Acquedotto di Colognole, questo ambizioso progetto, iniziato nel 1793, fu concepito su ordine del Granduca Ferdinando III in risposta alle crescenti esigenze idriche di una Livorno in espansione. Grazie al suo porto, infatti, la città stava vivendo un importante incremento demografico. Sarà tuttavia Leopoldo II a portarlo a compimento, inaugurando l’opera solo nel 1852.
Il progetto dell’acquedotto, che ha rifornito di acqua la città di Livorno dal 1816 al 1912 e tutt’oggi serve i paesi limitrofi, fu concepito dall’abile architetto fiorentino Giuseppe Salvetti, il primo a tracciare il cammino attraverso le colline di Colognole, dove varie sorgenti sgorgano generose. A causa della sua prematura scomparsa, l’opera venne assegnata all’architetto Calocchieri e terminata da Pasquale Poccianti. Quest’ultimo in particolare, lasciò un segno indelebile sulla struttura, realizzando le tre imponenti cisterne visibili a Livorno: il Cisternone, il Cisternino di Città e il Cisternino di Pian di Rota.
Nel bosco dell’alta Val di Morra, tra alberi imponenti e sentieri ombrosi, si nascondono le maestose strutture monumentali dell’Acquedotto Leopoldino che, attingendo l’acqua dalle sorgenti di Colognole, la portano fino al Cisternino di Pian di Rota.
Qui la natura, nel corso dei secoli, ha rivendicato ogni centimetro di quest’opera, cingendo di muschio e foglie ogni pietra, arcata e muraglione in un abbraccio leggero, verde e selvaggio. Addentrandovi nel cuore della foresta, con la luce del sole che filtra tra le fronde, preparatevi a vivere un’avventura indimenticabile. Tra viadotti nascosti, gallerie e trafori segreti, sarà come andare alla scoperta di un’antica civiltà perduta i cui resti vivono in simbiosi con la forza rigenerante della natura.
Un invito alla scoperta da vivere immersi nel profumo penetrante del bosco e della terra bagnata, ascoltando il canto degli uccelli che si mescola al sussurrare delle foglie e al gorgoglio dell’acqua, in un’atmosfera quasi fiabesca.
Sono tre le cisterne che il Poccianti progettò e realizzò per Livorno: il Cisternino di Pian di Rota, il Cisternone e il Cisternino di città. Seguendo il percorso che le collega, ogni tappa vi rivelerà un pezzo del tessuto storico e culturale di Livorno, da angoli nascosti a panorami mozzafiato, in un piacevole trekking urbano.
Queste cisterne avevano il compito di purificare e depurare l’acqua destinata alla città, garantendo un approvvigionamento affidabile e di qualità. Il Cisternone, capace di contenere undicimila metri cubi d’acqua, continua a svolgere il suo ruolo ed è una testimonianza pregevole dell’architettura neoclassica italiana con la sua maestosa cupola a cassettoni che richiama l’architettura del Pantheon di Roma. Il Cisternino di città invece non è mai entrato in funzione ma è stato riqualificato per ospitare eventi culturali e iniziative, donando una nuova vita a questa straordinaria struttura.
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