L’area portuale e la costa livornese erano un tempo disseminate di torri faro e torri di avvistamento. Una di queste, forse la più importante, potrete scoprirla alle spalle del nuovo waterfront di Porta a Mare, all’interno dei Cantieri Benetti, dove vengono realizzati alcuni dei super yacht più lussuosi d’Italia.
Stiamo parlando del Fanale di Livorno, conosciuto anche come Fanale Maggiore o Faro di Livorno. Questa struttura, alta ed elegante, dalle forme semplici, non rappresenta soltanto uno dei monumenti più significativi nella storia marinaresca di Livorno, ma anche uno dei fari più belli e più antichi d’Italia. Un capolavoro voluto dalla Repubblica Marinara di Pisa che, dopo la rovinosa sconfitta contro i Genovesi nella Battaglia della Meloria del 1284, voleva lanciare un messaggio di rinascita erigendo presso Livorno un nuovo faro, più alto e maestoso di quello andato distrutto durante il conflitto.
A partire dal 2019, grazie a un esteso processo di restauro e ripristino, il Fanale di Livorno è stato nuovamente aperto al pubblico per le visite. Un’esperienza assolutamente da non perdere che, attraverso una scala elicoidale in cemento di ben 297 gradini, vi porterà fino alla base della cupola superiore e infine alla lanterna: uno dei luoghi più magici da cui ammirare lo splendido panorama della città e dell’orizzonte marino di Livorno.
Il Fanale dei Pisani, questo era il suo nome originario, venne realizzato tra il 1303 e il 1305 su disegno del celebre architetto e scultore Giovanni Pisano che effettivamente progettò un’opera così importante da essere considerata, sin da subito, come un’elevata espressione del genio architettonico umano.
A tal proposito le citazioni autorevoli si sprecano. Dante Alighieri, nel V canto del Purgatorio della Divina Commedia, ricorda il Fanale di Livorno con queste parole: “Sta come torre ferma che non crolla – giammai la cima per soffiar di venti”. Francesco Petrarca nel suo poema “Itinerario Siriaco” lo cita come opera “validissima, dal cui vertice ogni notte la fiamma indica ai naviganti il più sicuro lido”. Gregorio Dati nelle sue “Cronache Fiorentine” lo descrisse come ”uno dei migliori lavori mai eseguiti dall’intera umanità” e persino il grande astronomo Galileo Galilei lo utilizzerà come torre-laboratorio dei suoi esperimenti.
Effettivamente Giovanni Pisano progettò una struttura non solo bella ma anche molto efficiente tanto che, con i suoi 52 metri di altezza e il suo sistema di bracieri, era ben visibile, già allora, da una distanza di oltre 10 miglia marine. Due torri merlate sovrapposte, la prima eretta su una base poligonale di tredici lati, la seconda che sostiene invece la lanterna, costituite a loro volta da ben sette cilindri di diametro leggermente decrescente che conferiscono al tutto un andamento slanciato di grande effetto.
Alla base della torre erano collocati i magazzini e gli alloggi del personale ai quali si accedeva da una piccola porta d’ingresso sopra la quale era scolpita una croce pisana. Questa effige fu in seguito rimpiazzata dal giglio fiorentino quando Pisa, nel 1406, fu annessa ai domini medicei.
A dimostrazione della validità del progetto iniziale, il Fanale di Livorno non ha subito nei secoli importanti modifiche, se non quelle strettamente necessarie al suo ammodernamento. Le uniche aggiunte furono apportate verso la fine del 500 dai Granduchi Medicei che fecero erigere, presso la base del faro, un cantiere, alcuni nuovi magazzini e un lazzaretto dove gli equipaggi che giungevano nel porto potevano, se necessario, essere messi in quarantena.
La lanterna, anticamente illuminata prima con lampade a olio e poi a petrolio pressurizzato, nel 1841 venne sostituita con le prime lenti di Fresnel e con il gas di acetilene a incandescenza e infine elettrificata alla fine del 1800. Nel 1860, dopo le guerre di indipendenza, il Fanale di Livorno è entrato a far parte dell’elenco dei fari Italiani con il numero 1896. Dal 1911 è gestito dalla Marina Militare Italiana.
Testimone silenzioso di chiunque entri o esca dal porto, il Fanale di Livorno ha illuminato per secoli tutte le più importanti tappe della storia cittadina. Per questo i livornesi lo amano così tanto e lo considerano, insieme alla Fortezza Vecchia e ai 4 Mori, uno dei loro punti di riferimento identitari.
Purtroppo, il 19 luglio 1944, al termine della Seconda Guerra Mondiale, dopo aver resistito a secoli di tempeste e mareggiate, rischiò di andare perduto per sempre. I Tedeschi infatti, in fuga dalla città per sfuggire alle armate americane, con una carica di dinamite lo distrussero quasi fino alle fondamenta.
Per i livornesi fu un colpo al cuore che si aggiunse alla distruzione di gran parte della città. Quando iniziò la ricostruzione post-bellica, ovunque le macerie vennero gradualmente rimosse, ma non quelle del Fanale. Il popolo livornese voleva infatti ricostruire il suo faro. E non uno qualsiasi, esattamente quello!
Per finanziare il progetto, agli inizi degli anni ’50 fu indetta una sottoscrizione pubblica che in poco tempo raggiunse la somma di 2 milioni di lire. I lavori iniziarono nel 1954 seguendo alla lettera i disegni di Giovanni Pisano, il materiale ricavato dalle macerie, sufficiente a coprire il 90% della ricostruzione, venne integrato con pietre scavate nella stessa cava di San Giuliano da cui provenivano quelle originali. In soli due anni il Fanale di Livorno venne ricostruito esattamente com’era in origine e inaugurato alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi.
I livornesi avevano di nuovo il loro amaro faro.
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